SOCIETA'

La storia

Il nostro viaggio a ritroso nel tempo, per cercare (e credete: è davvero un'impresa) di far rivivere tutte le emozioni, le gioie, le sofferenze, i sacrifici, ma soprattutto l'enorme passione di quanti hanno contribuito, con profuso impegno, a scrivere le pagine della meravigliosa favola dell'hockey asiaghese, inizia agli albori del 1900.
Nei primi anni del XX secolo, infatti, sull'Altopiano dei Sette Comuni comincia a prendere piede fra i giovani abitanti della comunità il passatempo di sfruttare le superfici ghiacciate, per lo più pozzanghere oltre al celeberrimo Laghetto Lumera, per praticare, con rudimentali equipaggiamenti (lame d'acciaio fissate agli scarponi), la disciplina del pattinaggio.
Forse nessuno di loro immaginava che, di là a poco, quello che poteva essere etichettato come un hobby sarebbe divenuto uno sport, un divertimento, un'autentica passione che, col trascorrere del tempo, avrebbe catalizzato l'attenzione dei concittadini e non solo.
Non tutti, però, la pensavano in egual maniera e, poco prima che il 1934 volgesse al termine, il Cavalier Edoardo Carli pensò di riunire un gruppo di baldi giovani per avviarli alla pratica di una disciplina sportiva, che, nel resto del mondo, era già conosciuta e avviata, ovvero l'hockey su ghiaccio.
Il pioniere dell'hockey altopianese contattò i responsabili dell'Azienda di Soggiorno e li convinse a fondare ex novo una società, denominata Asiago Hockey Club, inglobata sotto l'egida dell'Unione Sportiva Asiago.
Ma il suo compito non era ancora finito. Il cav. Carli intraprese un viaggio sino a Milano, allora capitale dell'hockey tricolore grazie alla storica compagine dei Diavoli, per acquistare il materiale necessario (pattini, stecche, protezioni, dischi,...), una vecchia divisa rossonera. Strappò, inoltre, ai dirigenti della Federazione, la promessa di interessarsi per far giungere in Veneto un allenatore qualificato. Detto, fatto.
Nel gennaio del 1935, infatti, sull'altopiano giunse Giuseppe Timpano, ex atleta dei Diavoli Rossoneri, che diresse i primi, storici allenamenti sulla pista naturale. Gli sforzi e i sacrifici prodotti dal Cav. Carli, divenuto nel frattempo il primo presidente della società, sommati a quelli dei suoi ragazzi, studenti e lavoratori che s'alzavano alle sette del mattino per sfruttare il freddo, e all'esperienza di Timpano furono ripagati con l'avvento del primo match ufficiale degli asiaghesi, tenutosi contro una rappresentativa dei Giovani Universitari Fascisti di Padova.
Doverosamente, e con immenso orgoglio, vogliamo citare i nomi dei giocatori che componevano la rosa dell'Asiago Hockey targato 1935: Aldo Ambrosini, Bruno Caneva, Giovanni Caneva, Albino Carli, Nereo Carli, Antonio Fossa, Angelo Guglielmi, Dante Guglielmi, Domenico Lorenzi, Domenico Muraro, Alessandro Rampazzo, Leonino Rampazzo, Achille Rigoni (portiere), Salvatore Rigoni Nappa, Valentino Rodeghiero, Giacomo Scaggiari, Piero Scaggiari e Giovanni Strazzabosco.
La crescente passione per questa nuova disciplina sportiva era più importante anche dei meri risultati sul ghiaccio, andati svanendo nelle memorie dei protagonisti.
La stagione seguente vide gli altopianesi impegnati, sulla pista naturale del Laghetto Lumera, in amichevoli di grido contro le compagini di Ortisei, Torino, Padova e Milano. Dopo una fugace apparizione, a causa della posizione logisticamente inospitale per gli incontri di hockey in quanto troppo esposta ai raggi del sole, nella “Fossa dei Serpenti” dell'odierno campo di calcio Andrea Zotti, Asiago e la sua squadra vissero, per la prima, storica volta, l'emozione di prendere parte ad un torneo nazionale: il campionato di Serie B.
Al cospetto di avversarie del calibro di Amatori Milano, Bolzano, Merano, Ortisei e Torre Pellice, i giallorossi, anche se la prima casacca aveva il nero come colore prevalente, non s'intimorirono per nulla, conquistando, tra lo stupore e l'ammirazione generale, un prestigioso terzo posto.
L'hockey stava gettando le basi per divenire, in tempi brevi, lo sport “nazionale” nell'Altopiano dei Sette Comuni, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale privò la squadra di molti elementi, chiamati a servire la patria, riducendo notevolmente l'attività.
Quelli rimasti a casa cercarono, con grande impegno, di proseguire allenamenti e gare amichevoli (a Milano, nel febbraio del '43, gli atleti uscirono miracolosamente indenni da un bombardamento), ma l'evolversi, in senso negativo, del conflitto fece riporre stecche e pattini in soffitta sino al suo epilogo nel 1945. Cessata la paura, e una volta ristabilitisi, i giovani altopianesi si rituffarono, a pieno ritmo, in quello che per loro era divenuto parte integrante della vita: l'hockey su ghiaccio.
Con l'avvicinamento al 1950, gli atleti, per allenarsi e disputare partite, emigrarono prima abusivamente, poi ufficialmente sulla superficie ghiacciata dei campi da tennis del famosissimo Millepini.
La storica pista dei Millepini accompagnerà, fino alla stagione 1976/77, i giocatori dell'Asiago Hockey, divenendo, inoltre, teatro della prima, indimenticabile promozione in Serie A.
Fino a metà degli anni '60, le vicende dell'hockey altopianese proseguirono senza risultati rilevanti, almeno sino a quando i dirigenti del sodalizio decisero che era giunto il momento di invertire la rotta e navigare verso lidi di ben altro spessore e prestigio.
E così nel 1968, il team giallorosso conquistò la promozione in Serie “B” e, appena due anni più tardi, anche grazie al veterano maestro Gerry Hudson, riuscì nell'impresa di raggiungere per la prima, storica ed indimenticabile volta la Serie “A”.
Correva l'anno 1970 e la matricola Asiago, dopo 10 partite, chiuse quel battesimo di fuoco nel massimo campionato, dominato dal leggendario Cortina Doria, all'ultimo posto con soli tre punti all'attivo.
La compagine asiaghese rimase in Serie “A” fino alla stagione 1975/76 perché, prima del via di quella 1976/77, gli organi federali ne sancirono la retrocessione d'ufficio nel campionato cadetto in quanto sprovvista di una pista artificiale, come previsto dal regolamento.
I lavori furono commissionati e terminati nell'arco della stessa stagione che vide l'Asiago vincere, in condominio con l'H.C. Turbine Milano a quota 30 punti, il torneo di Serie “B”, riconquistando con pieno merito la massima serie.
Nel 1979/80 un altro veterano, il finnico Lasse Oxnanen (“Occa”), mise a disposizione il suo bagaglio d'esperienza e condusse gli atleti indigeni ad un prestigioso 5° posto.
L'Asiago stava crescendo progressivamente e con l'avvento degli anni '80, che schiudevano le porte ai giocatori “oriundi” e ad un livello generale che saliva, iniziò la scalata ai vertici dell'hockey tricolore.
Nel torneo 1981/82, quello caratterizzato dalla cosiddetta “Banda dei Tom” (Tom Ross, Tom Milani e Dave Tomassoni), la squadra asiaghese salì per la prima volta sul podio, giungendo terza e bissando la performance dodici mesi più tardi.
Ma la stagione “storica” e che per sempre rimarrà indelebile ricordo dei tifosi altopianesi è quella 1985/86.
In quell'anno l'Asiago portava sulle maglie stellate un innovativo e inedito partner pubblicitario:
Euro Tv Telepadova, emittente televisiva.
Era l'Asiago di “Big Mario” Simioni, Sandy Pellegrino e Dale Derkatch, nel ruolo di stelle, e di quel nucleo indigeno di buona fattura, capitanato da Renato Tessari, che onorò al meglio i colori sociali.
L'Asiago giunse alla semifinale contro il temibile Varese.
Dopo aver dominato gara 1, vinta per 10-4, i giallorossi chiusero la qualificazione, vincendo, dopo i tiri di rigore, anche la seconda sfida (6-5) e guadagnando così l'accesso alla prima e storica finale per lo scudetto.
L'avversario per lo scettro tricolore fu il Merano, uscito vincitore al termine di una combattutissima serie con il Bolzano.
Tre partite che, come in poche altre occasioni, riservarono al pubblico una così elevata dose di spettacolo, suspence e pathos.
Gara 1 vide il Merano imporsi tra le mura amiche con un rotondo 7-3, ma l'orgoglio dell'Asiago emerse nel ritorno, giocato davanti ad un Odegar stracolmo e traboccante d'entusiasmo. Gli uomini di coach Gary Davidson, impattarono la serie, aggiudicandosi il match per 5-2.
La “bella”, andata in scena a Merano con un vero e proprio esodo di tifosi altopianesi al seguito, fu una gara dai due volti.
Chiuso avanti per 2-1 il primo tempo, l'Asiago si portava addirittura sul 4-2, ma, fallito il colpo del k.o. con Derkatch, il Merano dapprima accorciava e poi, purtroppo, travolgeva i nostri, chiudendo la frazione centrale avanti per 6-4.
Nel drittel finale, l'Asiago tentava con generosità di raddrizzare la gara, ma non c'era verso e gli altoatesini infransero il sogno (10-6), fregiandosi con lo scudetto.
Quel secondo posto era però il segnale che il team altopianese era entrato dalla porta principale nel Gotha dell'hockey nazionale, tanto da meritarsi nel 1987 la “Stella d'Oro al merito sportivo” dal C.O.N.I. .
Un'altra stagione importante, anche se l'epilogo fu davvero amaro, fu quella 1988/89. L'Asiago Italia 7 Telepadova di Perry John Turnbull approdò alla semifinale con il Fassa e, dopo aver vinto gara 1, tutto sembrava in discesa, ma non fu così. Nel ritorno di Alba di Canazei, i ladini di Mustafa Besic impattarono la serie, riuscendo inoltre a provocare, sino alla sua definitiva espulsione, il bomber Turnbull.
Nella “bella”, disputata all'Odegar, l'Asiago si gettò all'assalto in modo generoso, ma scriteriato, venendo così punito inesorabilmente dai ficcanti e letali contropiede orchestrati dal Fassa, alla fine vincitore e per la prima volta in finale. L'Asiago chiuse con rabbia e rammarico al quarto posto, ma consapevole che la strada intrapresa era quella giusta.
E infatti, nella stagione seguente, gli “stellati” allenati da Ron Chipperfield centrarono per la seconda volta nella loro storia la finale scudetto.
Era l'anno della straordinaria coppia offensiva composta dall'infaticabile e potente stantuffo Ken Yaremchuk e dalla piccola meraviglia Cliff Ronning, autore di 155 punti in 48 uscite ufficiali !!!.
Ronning, un mix irripetibile di classe cristallina, tecnica, rapidità, agilità, astuzia, fiuto per il goal e correttezza, rimarrà, assieme al suo compagno Yaremchuk, per sempre nei cuori e, soprattutto, negli occhi di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di ammirarlo.
In semifinale, proprio come nel 1986, gli asiaghesi incrociarono le stecche con il Varese e, proprio come allora, vinsero la serie alla grande, spazzando via i Mastini lombardi con un rotondo e limpido 3-0.
Nell'atto conclusivo, invece, l'Asiago si trovò di fronte il Bolzano dell'ex Topatigh. Furono tre partite intense e combattute, decise sul ghiaccio forse dalla maggior costanza di rendimento dell'estremo altoatesino.
In gara 1, l'Asiago, avanti per 4-2 in avvio di terzo tempo, fu costretto a giocare molto in inferiorità; numerica, venendo prima raggiunto e poi superato dal Bolzano (6-4). Nel ritorno, che ebbe come teatro un Odegar formato “Bombonera”, i giallorossi, trascinati da Jimmy Camazzola, riuscirono a chiudere il primo drittel sul 2-2. Dal secondo tempo in poi, però dopo che i biancorossi avevano trovato il vantaggio, i nostri inscenarono un generoso, ma vano assalto all'arma bianca, concedendo ampi spazi per i micidiali break dei cinici ospiti, alla fine vincitori per 10-6. Gara 3 fu un match infinito, denso di emozioni e colpi di scena, insomma un incontro per cuori forti. Sotto per 6-4 a pochi minuti dalla fine e con il Bolzano già sicuro di essersi cucito lo scudetto sul petto, gli stellati trovarono con la grinta e la forza della
disperazione l'uno-due che portò la sfida all'overtime. Il supplementare fu uno stillicidio di occasioni su ambo i fronti, ma le porte difese da Zanier e Romano rimasero inviolate e così si andò ai tiri di rigore. Dopo due serie complete, ancora parità. L'equilibrio, però, fu spezzato da Zarrillo che mise a sedere Zanier, infilandolo nell'angolino per il definitivo 7-6 targato Bolzano.
Nel 1990/91, dopo il cambio ai vertici del sodalizio di Via Stazione (Mario Lievore abdicò in favore dell'industriale Paolo Caoduro), l'Asiago smantellò quasi totalmente la squadra che pochi mesi prima aveva sfiorato lo scudetto, acquistando giocatori come l'estremo Brunetta (ottimo esordio), Pasek e Wickenheiser (purtroppo entrambi scomparsi) che non riuscirono a far decollare la squadra, che finì per disputare un campionato incolore, chiuso al settimo posto.
Nel 1991/92, la società riportò a casa “Falco” Topatigh, acquistò altri pezzi pregiati come Micheletti, Montanari, Porco e John Tucker, generoso trascinatore con un passato di tutto rispetto nella N.H.L. e confermò elementi come Simioni, Brunetta, Cerri e Camazzola.
Nella prima edizione dell'Alpenliga, torneo internazionale con squadre italiane, austriache e slovene, l'Asiago sfiorò la qualificazione alla fase finale, ma si consolò alzando al cielo la prima Coppa Italia (vinta per un goal di scarto nella doppia sfida con l'Alleghe). La svolta della stagione avvenne quando, al posto di Tony Zappia, giunse sulla panchina altopianese Dave Chambers. La Caoduro Asiago chiuse la regular season al quinto posto e nei quarti di finale dei play-offs scudetto trovò subito il Bolzano.
Un Asiago in gran vena umiliò a domicilio nella gara d'esordio della serie i bolzanini per 7-2 e, in casa, concesse il bis, imponendosi 3-0 (hat trick per Camazzola). Gara 3 fu davvero emozionante e con l'epilogo che tutti sognavano. Overtime e goal decisivo per la qualificazione siglato nientemeno che dall'ex di lusso Lucio Topatigh (6-5).
In semifinale, l'Asiago, che nel frattempo aveva messo sotto contratto un'altra ex stella della N.H.L. Ken Linseman, affrontò i dominatori del to rneo: i Devils Milano. Persa gara 1, i giallorossi, contro ogni pronostico, ristabilirono la parità, vincendo 4-2 la seconda sfida. Gara 3 disse ancora Devils, mentre gara 4 rimarrà tra le più belle partite mai viste all'Odegar. Un Asiago praticamente perfetto e tanto bello da far strabuzzare gli occhi, annichilì i Devils per 9-5, guadagnandosi la bella, purtroppo persa per 5-3.
L'Asiago chiuse al 3° posto, aggiudicandosi la finalina con l'Alleghe.
Stessa storia anche l'anno seguente. Dopo una buona Alpenliga, i giallorossi chiusero la prima fase del campionato ancora al quinto posto.
Nei quarti di finale questa volta gli altopianesi incrociarono le stecche con Il Gardena, estromesso dalla corsa scudetto in sole tre partite, con ben due vittorie esterne. In semifinale ancora Devils Milano, ma stavolta il divario fu evidente ed i milanesi raggiunsero l'epilogo del torneo imponendosi per 3-0.
L'Asiago chiuse al quarto posto, battuto dall'Alleghe, ma qualcosa stava cambiando.
Dal 1993, infatti, complice il ridimensionamento economico che ha attanagliato l'hockey nazionale, è iniziato un periodo travagliato, costellato da problemi di carattere finanziario, che hanno minato le prestazioni dei giallorossi targati Supermercati A&O Asiago.
I dirigenti hanno così investito tempo e denaro per far sviluppare il settore giovanile, capace di ricambiare la fiducia con due titoli nazionali Under 20 consecutivi (93/94 e 94/95).
Nel 1995/96, l'Asiago chiuse al 6° posto, eliminato nei quarti di finali, al termine di tre incontri vissuti sul filo di lana (5-4, 5-4 e 3-2), dal Gardena.
Nel 1996/97, nel torneo farsa della “A2”, l'Asiago di De Bettin, Ciccarello, Maier e dei giocatori locali chiuse la sua avventura con un 7° posto, ottenuto ai danni del Laces.
Nonostante mille traversie, tuttavia, la passione, la tenacia e l'amore sportivo dei responsabili del sodalizio di Via Stazione hanno fatto la differenza. Soffrendo e stringendo i denti, l'Asiago Hockey A.S. è sopravvissuto ed ha gettato le prime, solide basi per la rinascita dell'intero movimento.
In quel periodo, infatti, Asiago ha riscoperto una squadra di alto livello, in grado di regalare emozioni a tutti i tifosi, questi ultimi tornati a far tremare con il loro tifo le mura dell'Odegar.
Nel 1997/98, trascinati dal “folletto” Teeder Wynne, il fratello John, Joe “The Snake” Ciccarello e Frank Pietrangelo tra i pali, gli asiaghesi disputarono una regular season da incorniciare, chiudendola al secondo posto alle spalle del Bolzano. Anche nel Master Round, l'Asiago confermò la sua posizione, candidandosi come la più accreditata rivale del Bolzano.
Nei play-offs, tuttavia, si materializzò l'incredibile ed inopinato epilogo.
La matricola “ammazza grandi” Vipiteno, infatti, con una condotta tattica esemplare, imbrigliò i giocatori chiave di coach Baseotto, stroncando, con due vittorie all'Odegar (1-5 in gara 1 e 2-3 nella “bella”), i sogni di gloria dell'Asiago e dei suoi tifosi.
Anche dodici mesi orsono, l'Asiago, prima sotto la guida di Baseotto e poi sotto l'egida del “Lupo” Bob Manno, dopo un' Elite Alpenliga dai due volti (male in avvio, grande il finale), si è trovato ancora sul suo cammino verso il titolo i vice-campioni del Vipiteno. Film già visto, con i vari Savage, Laylin, Iob, Vani, Gallant e Proulx, incapaci di trovare l'antidoto per sconfiggere gli altoatesini, usciti battuti al termine di tre incerte sfide.
L'Asiago, oltre alla prima squadra, calcando le orme delle blasonate franchigie nordamericane, nel 98/99 ha portato avanti con ottimi riscontri il progetto “farm-team”, ovvero una seconda formazione in cui militavano e maturavano, non solo tecnicamente, i giovani talenti del vivaio.
La delusione e il rammarico per l'amaro epilogo di entrambi i tornei (quinto posto) non hanno però scalfito il morale di chi da anni tiene il timone dell'inaffondabile vascello giallorosso, anzi.
Nonostante l'incertezza che ormai da qualche tempo regna sovrana nel mondo dell'hockey italiano, l'Asiago Hockey e la sua società rappresentano dunque uno dei rari punti fermi di questa meravigliosa e spettacolare disciplina e la stagione 1999/2000 rimarrà per sempre nell'album dei ricordi di tutti i tifosi, nel bene e nel male.
Il campionato italiano, il più italiano degli ultimi anni, ha mostrato un Asiago fin da subito pimpante e protagonista sul ghiaccio, grazie anche alla vena di “Falco” Topatigh, rientrato finalmente a casa, e del bielorusso Alexander Galtcheniouk.
Gli uomini di coach Pat Cortina, macinano gioco e avversari, uno dopo l'altro, senza soste e, proprio al termine del girone di andata, si concretizza il sorpasso ai danni del Merano. E' il 27 novembre e, da quel momento, l'A&O non cederà più la vetta della classifica. Con i successi in serie, iniziano a cadere i record del club.
Nessuno è in grado di arrestare l'invincibile armata giallorossa che chiude la regular season a quota 80 punti, con 13 lunghezze di vantaggio sulla seconda e ben 26 successi consecutivi all'attivo.
Inizia il Master Round, ma la sinfonia giallorossa assomiglia sempre più ad un travolgente crescendo. Asiago detta legge e riesce ad imporsi ovunque, chiudendo imbattuto anche la seconda fase e stabilendo il nuovo primato assoluto di vittorie consecutive (34). I mitici Devils Milano di Ted Sator (annata 91/92) vengono così cancellati!
E' tempo di play-off, dove tutto viene rimesso in gioco e dove esperienza e nervi saldi fanno la differenza più della tecnica.
L'avversario nei quarti di finale è; il Valpellice che, come da copione, viene eliminato con un netto 3-0.
Nella prima gara dei quarti di finale, Lucio “Falco” Topatigh viene premiato per la sua partita n.1.000 da professionista (tra campionato, Coppa Campioni e Nazionale).
In semifinale, l'Asiago incrocia il Fassa, avversario ostico ed imprevedibile.
Strazzabosco e compagni, però;, non concedono nulla e, con un altro 3-0, conquistano il biglietto di sola andata per la terza finale della storia del club di Via Stazione.
Il rivale verso lo scudetto è; il Bolzano che, dopo esser stato all'inferno (0-2 con l'Alleghe), è risorto, riuscendo a compiere l'impresa, mai riuscita a nessun altro in precedenza, di rimontare un doppio svantaggio.
Incredibilmente, però;, la macchina perfetta dell'Asiago, tradita dalla poca esperienza, s'inceppa proprio sul più bello e la sconfitta interna in gara 1 (1-2) interrompe tutto, al di là dei semplici dati statistici.
La squadra cerca di rialzare la testa in gara 2, ma un grande Hell tra i pali ed un pizzico di sfortuna nei momenti cruciali dell'intensa sfida, portano il Bolzano ad un passo dal titolo (3-2 all'overtime).
La rabbia, la forza della disperazione ed un pubblico straordinario, però, spingono i giallorossi verso il roboante successo di gara 3 (10-0!) che riapre i giochi.
In gara 4, con circa 1.500 fans asiaghesi sugli spalti del Pala Onda, gli uomini di Pat Cortina non riescono tuttavia a bissare la grande prova dell'Odegar, consentendo ad un avversario stanco, ma dal grande cuore e capace di soffrire, prima di riuscire a restare incollato e poi di operare il break decisivo. L'incessante assedio finale è generoso, ma al termine lo scudetto va ancora una volta sulle maglie del Bolzano (5-2); mentre per i giallorossi, pervasi dal rammarico e dalla delusione, rimangono gli applausi e la consapevolezza di aver comunque disputato un campionato di assoluto livello, che mai potrà essere dimenticato.
Una stagione da record: ecco tutti i primati stabiliti dall'Asiago Hockey nel corso della
stagione 1999/2000.
-40 vittorie consecutive – record assoluto per l'hockey ghiaccio!
-22 vittorie interne consecutive
-19 vittorie esterne consecutive
-9 vittorie senza subire reti (5 nella Regular-Season; 1 nel Master Round e 3 nei Play-Off)
-18 vittorie con un solo goal subìto (14 nella Regular-Season; 3 nel Master Round e 1 nei Play-Off)
-26 giornate consecutive in vetta alla classifica di Serie A
-260 minuti e 56 secondi consecutivi d'imbattibilità del portiere in incontri casalinghi, ovvero dal goal di Pavlu (Asiago – Bolzano 5-1 del 16 ottobre) a quello di Boriskov (Asiago – Vipiteno 11-1 del 4 dicembre)
-301 goals realizzati, miglior attacco (204 nella Regular-Season; 47 nel Master Round e 50 nei Play-Off)
-68 goals subiti, miglior difesa (38 nella Regular-Season; 13 nel Master Round e 17 nei Play-off)
-10 reti, di cui 4 in appena 78 secondi, realizzate in un tempo, il primo di Asiago-Appiano 18-0
-18 – 0 (Asiago – Appiano ultima giornata della Regular-Season) è la vittoria più larga della storia del club
-99 punti (40 goals + 59 assists) in 28 partite con cui Lucio Topatigh, primo giocatore nella storia dell'Asiago, si è aggiudicato la classifica marcatori + assists della Serie A al termine della Regular-Season.
E così, smaltite la delusione e la rabbia per l'occasione sfumata, il sodalizio altopianese ha dato fondo a tutte le energie per allestire una formazione ancor più competitiva e che fosse all'altezza di completare l'opera, rimasta purtroppo incompiuta, nel torneo 1999/2000.
Nuovo allenatore il canadese Benoit Laporte (ex Rouen e Losanna), che ha introdotto un nuovo hockey, con un gioco più manovrato, più "europeo" rispetto a quello che erano abituati a giocare e a vedere sull'Altopiano, più prettamente di stampo nordamericano. E la nuova filosofia non è stata facile da assimilare: partenza in salita, con un brutto ko interno con il Bolzano come punto più basso di un avvio incerto; poi il successo esterno, in rimonta, colto ai rigori sul ghiaccio di Vipiteno cambia volto alla stagione della Supermercati A&O Asiago.
Le vittorie si susseguono a ritmo incalzante e, nell'ultima giornata del primo girone di andata, violando il ghiaccio dell'Agorà di Milano (1-2) l'Asiago balza al comando, primato che non lascerà mai più. Arriva anche la qualificazione alla "Final-Four" di Coppa Italia, in programma proprio ad Asiago nei giorni 7, 8 e 9 dicembre 2000. Nella semifinale i giallorossi si trovano di fronte il Merano, ripescato dopo il forfait del Vipiteno. L'incontro è a senso unico, ma il portiere delle aquile Ake Lillebjörn tiene a galla i suoi, costringendo gli stellati ai tiri di rigore, decisi dal goal dello specialista Patrick Deraspe (3-2).
Nella finale, giocata davanti ad una splendida cornice di pubblico (oltre 2.200 spettatori), l'Asiago incrocia il Milano, uscito vincitore per 7-4 dall'altra semifinale con il Bolzano. La partita è intensa ed emozionante, con Franco Vellar e compagni a comandare le operazioni ed il Milano, tatticamente ineccepibile, pronto ad affondare il colpo in contropiede. Nello scorcio conclusivo del primo tempo, infatti, Torkki infila il disco alle spalle di Gravel; sul proseguimento si scatena una maxi rissa che vede coinvolti un po' tutti i giocatori: sedati gli animi, rimangono negli spogliatoi i fratelli Meneghetti e Bortolussi per il Milano, Deraspe e Lecompte per l'Asiago.
E come se non bastasse, a complicare il tutto giunge il secondo "morso" delle vipere firmato in  contropiede da Matteo Molteni. L'antidoto dell'Asiago si chiama cuore, unito ad un furore agonistico che emerge nel terzo tempo, quando, con una fiammata, un caparbio Cibien e Topatigh rimettono le cose a posto (2-2). L'Asiago spinge, vuole la vittoria, ma gli ospiti riescono ad approdare ai rigori. Emozioni a non finire: Torkki porta in vantaggio il Milano; Cibien ristabilisce l'equilibrio. Si va ad oltranza: i due realizzatori, questa volta, non fanno centro; ci riesce, invece, Alex Galtcheniouk; mentre Gravel sbarra la strada a Tomasello, facendo esplodere l'Odegar di gioia per la vittoria in Coppa Italia, la seconda della storia del club.
Un successo importante che, inoltre, vale il passaporto per la prima storica avventura europea nella Continental Cup.
Vinta con ampio margine la regular-season (12 punti di vantaggio sul Bolzano), anche nel Master Round l'Asiago difende con autorità il suo primato, chiudendo in vetta e guadagnandosi nei quarti di finale la mina vagante Renon.
Gli altopianesi vincono senza problemi gara 1 (5-2) e gara 2 (7-3); mentre in gara 3 rischiano qualcosa di troppo, rimontando uno svantaggio (2-3) a pochi minuti dal termine e vincendo poi, grazie a Lecompte, ai rigori (4-3).
L'avversario nella semifinale è il Vipiteno, che nelle stagioni 97/98 e 98/99 aveva spezzato i sogni tricolori dell'A&O; l'Asiago consuma la propria, implacabile vendetta sportiva, aggiudicandosi la serie 3-0.
Gara 1 si chiude sul 3-1 per gli stellati, che bissano il successo in gara 2 (4-3 ai rigori, decisi da Galtcheniouk); gara 3 dura lo spazio di 2', tanti quanti servono a capitan Vellar e compagni per prendere il largo e conquistare la finale, la quarta della storia del club, la seconda consecutiva. La serata assume contorni speciali quando "Falco" Topatigh firma il roboante 10-0 conclusivo con la sua 600a rete in carriera, festeggiata dai compagni e dal pubblico, tutto in piedi ad applaudire.
In finale ci si attende il Bolzano e, invece, proprio come in Coppa Italia, ci arriva il Milano, capace di eliminare gli altoatesini (3-1).
Gara 1 - 7 aprile 2001: grande pubblico all'Odegar (3.000 circa) e, come previsto, grandi emozioni. Botta e risposta iniziale con le reti firmate da Topatigh e Lachance.
Milano regge come può all'urto dei giallorossi, che, nella frazione centrale, costruiscono il meritato successo, grazie alle reti di Marchetti, in superiorità numerica, e di Deraspe (3-1), al posto giusto dopo l'ennesima e travolgente discesa di Lecompte. La reazione degli ospiti sta tutta in un'occasione di Bortolussi, fermato da uno strepitoso Gravel. Nel terzo tempo, l'Asiago macina ancora gioco ed occasioni, ma Lhenry compie alcune prodezze che limitano il passivo.
Gara 2 - 10 aprile 2001: si gioca nell'inferno dell'Agorà (4.000 spettatori), con le "vipere" che provano a cambiare "pelle", anche tatticamente, cercando di aggredire i giallorossi, in apertura un po' in difficoltà. L'Asiago, però, prende le misure e comincia progressivamente a guadagnare metri in pista e convinzione. Al 14.46 la scossa al match: Lecompte chiede ed ottiene lo scambio con Franco Vellar, squarcia centralmente la difesa meneghina, "brucia" Insam ed infila in diagonale lo spettacolare vantaggio asiaghese. Subito dopo si scatena una gigantesca rissa, proprio come in Coppa Italia, che produce le penalità partita di Deraspe e Insam.
Si ricomincia e l'A&O allunga con Luca Rigoni, che, dopo un'altra devastante percussione di Lecompte, supera Lhenry al secondo tentativo.
Ad inizio secondo tempo, sfruttando un power-play, Strazzabosco firma il 3-0, ma il Milano non demorde e con una doppietta di Jari Torkki riapre il match.
L'Asiago, comunque, difende con determinazione il piccolo, ma prezioso vantaggio sino al termine ipotecando lo scudetto.
Gara 3 - 12 aprile 2001: una festa annunciata, troppo, che invece si trasforma in delusione per gli oltre 3.500 dell'Odegar e per quelli fuori davanti al maxi schermo a trepidare per i giallorossi.
L'Asiago gioca un grandissimo primo tempo, ma non passa, fermato da Lhenry e dal palo su tiro di Lecompte. Appena superata metà frazione, purtroppo, proprio Lecompte, il più in forma degli stellati, perde la testa, colpendo al volto Provencher e facendosi cacciare dall'arbitro.
Grave perdita in avanti, vista anche l'assenza per squalifica di Deraspe. Il goal, comunque, arriva lo stesso, grazie ad una "girata" di Steven Palmer che, nel traffico, riesce a trovare il pertugio giusto per finire in rete (1-0). Il sogno tricolore è ad un passo, ma l'Asiago non riesce a trovare la rete della sicurezza e così, a sei minuti dal titolo, Lachance firma l'incredibile pareggio che manda le squadre ai rigori. Tomasello porta in vantaggio i Vipers; Marchetti impatta. Si va ad oltranza: quando Palmer supera Lhenry sembra fatta, ma Lachance ristabilisce l'equilibrio. De Bettin sbaglia; mentre Bortolussi con l'aiuto di due pali sigla il rigore che riapre la serie.
Gara 4 - 14 aprile 2001: nuovamente tutto esaurito, anche se l'atmosfera, almeno in avvio, non è la stessa, incandescente, di gara 2. Nella testa dell'Asiago c'è ancora il ricordo dell'amaro epilogo di gara 3 e così la manovra non si sviluppa con fluidità.
Al 29.29 la strada diviene in salita: Meneghetti, lanciato da Zisser, fugge via, presentandosi a tu per tu con Gravel ed infilandolo a mezz'altezza per il vantaggio rossoblù. Il grande cuore giallorosso, però, batte forte e così gli uomini di Laporte iniziano a comprimere nel suo terzo il Milano, che annaspa, ma resiste, almeno fino al 49.25, quando il potentissimo tiro dalla distanza di Strazzabosco costringe Lhenry ad una difficile respinta, raccolta da Patrick Deraspe e trasformata nell'1-1, che scatena la pazza corsa del n.10 stellato.
L'Asiago insiste, sfiora la vittoria prima della conclusione, ma anche stavolta l'epilogo è ai rigori: inizia Topatigh, con il legamento del ginocchio rotto, e realizza; Lachance viene fermato da una "magia" di Gravel; De Bettin fa 2-0; Bortolussi scheggia la traversa. Palmer non passa; mentre Torkki riaccende la fiammella, subito affievolita dalla splendida esecuzione di Deraspe. Tomasello tiene a galla i suoi, ma Alex Galtcheniouk infila il disco all'incrocio consegnando all'Asiago il primo, meritato e tanto atteso scudetto della sua storia, iniziata nel 1935. I festeggiamenti, da Milano ad Asiago, durano per molti, molti giorni, con il culmine una settimana dopo la conquista del tricolore con la grande festa tenutasi al Pala Odegar, nel corso della quale è stata consegnata dal Presidente della Federazione anche la Coppa Millennium.
Uno scudetto, inseguito da una vita, frutto del lavoro, della passione e dell'impegno di tutte quelle persone che hanno fatto e continuano a fare la storia dell'Asiago Hockey A.S..
Storia che, anche nella stagione 2001/02, si è arricchita con altre pagine importanti; su tutte, almeno per ora, il debutto sull'importante palcoscenico europeo della "I.I.H.F. Continental Cup".
La nuova stagione si è aperta con la Finale della Supercoppa Italiana, nuovo trofeo che mette a confronto la vincitrice del campionato con quella della Coppa Italia, purtroppo persa (1-3) contro il Milano, che ha costruito il suo successo nei primi venti minuti, prima di subire il veemente ritorno dell'Asiago, che, purtroppo, non è riuscito a riacciuffare il pareggio.
Due mesi più tardi, dal 23 al 25 novembre 2001, Asiago è diventata per un fine settimana una delle capitali dell'hockey del "vecchio continente", ospitando il Girone "N" di semifinale della "Continental Cup".
Un girone che ha riservato emozioni e sorprese: l'Asiago, all'esordio, ha superato brillantemente i bielorussi del Keramin Minsk (5-2); nella seconda giornata il derby d'Europa con il Milano si è chiuso in parità (2-2), rimandando il verdetto alla giornata conclusiva.
L'Asiago, per qualificarsi, doveva sconfiggere il blasonato, ma già estromesso Lugano, con almeno due reti di scarto.
Gara incredibile e dalle mille emozioni: Lugano avanti 1-0 alla fine del primo tempo; poi nella frazione centrale gli stellati sfoderano un hockey incredibile, ribaltando la situazione e volando sul 3-1! Nei secondi finali, però, due disattenzioni difensive costano altrettante reti degli elvetici (3-3), che costringono gli stellati a ricominciare daccapo. Lecompte firma il nuovo vantaggio, De Bettin manca d'un soffio il 5-3 e così, nel disperato tentativo di realizzare un'altra marcatura, Laporte toglie un monumentale Gravel per inserire un uomo di movimento in più, ma la mossa non porta i frutti sperati, anzi giunge il beffardo ed immeritato 4-4 del Lugano, che costringe l'Asiago al 2° posto nel girone dietro al Milano.
Passano due settimane e l'Asiago ritrova sorriso e vittoria, ancora in Coppa Italia, la terza della storia, ed ancora all'Odegar. Nella semifinale, i giallorossi mettono ko il Bolzano (5-1); mentre nella finalissima,
inedita, l'avversario è il Renon (7-3 al Fassa in semifinale).
Gli altoatesini imbrigliano il gioco asiaghese per un tempo; poi l'Asiago prende il largo, aggiudicandosi il trofeo (6-2) per la terza volta, la seconda di fila.
La marcia dell'Asiago prosegue con qualche alto e basso, dovuto alle stanchezze di Coppa, ma per il terzo anno consecutivo si aggiudica il primo posto nella regular season davanti alla rivelazione Alleghe, stabilendo, inoltre, martedì 22 gennaio 2002 un incredibile record per l'hockey europeo: 3 reti in inferiorità numerica in appena 45" di gioco nel vittorioso incontro contro il Renon (6-1).
Nei playoff i giallorossi ritrovano ancora una volta il Milano. In gara 1 di semifinale, partita emozionante e spettacolare, gli uomini di Benoit Laporte s'impongono ai rigori 4-3; la serie cambia, anche sotto il profilo mentale, in gara 2, quando ad un netto dominio dell'Asiago non fa eco una vittoria, ma un'atroce sconfitta (2-1) a 49" dai rigori. In gara 3 il Milano espugna con autorità l'Odegar (0-3); in gara 4 è ancora aspra battaglia, con l'Asiago che, dopo aver sperato di acciuffare gara 5, cede ai rigori (3-2), chiudendo così al 3° posto finale.
Da dimenticare l'avvio della stagione 2002/03: l'Asiago perde la Supercoppa Italiana (5-2) a Milano e si ritrova ultimo in classifica dopo 3 turni di campionato; poi la lenta, ma costante risalita fino alla vetta della Serie A1.
A novembre è ancora tempo di semifinale di Continental Cup e l'Odegar è nuovamente il teatro del girone "K" con i campioni di Bielorussia del Keramin Minsk, quelli di Slovenia dell'Olimpia Ljubljana e la rivelazione dell'edizione 2002 i finnici dello Jukurit Mikkeli. Un girone combattuto, equilibrato, che riserva emozioni fino alla fine. Nella gara d'esordio, il Minsk, di ben altro spessore rispetto a quello di un anno prima, mette spesso alle corde gli stellati, che, tuttavia, sono sempre avanti, ma nel finale un errore innesca il micidiale contropiede dei bielorussi, chiuso con la rete del definitivo 3-3. Nella seconda giornata l'Asiago soffre, ma alla fine piega 3-2 l'Olimpia Ljubljana e rimane in corsa per la qualificazione. Minsk batte Jukurit (5-3) e, dopo un assedio costante, supera anche l'orgoglioso Olimpia (3-2). All'Asiago serve
una vittoria, ma con almeno tre reti di scarto. Contro lo Jukurit, il goal di Frigo illude; poi le occasioni vengono fallite e nel terzo periodo l'Asiago cede, subendo l'uno-due dei finlandesi (1- 2) che stronca il sogno europeo. Alla "Super Final" ci va il Minsk.
A gennaio c'è la Coppa Italia, per il terzo anno consecutivo sul ghiaccio dell'Odegar, e ancora una volta l'avversario è il Milano. Asiago prima va sotto, poi recupera e stacca sul finire della seconda frazione i rivali (4-2). Sembra fatta, ma Milano non molla e riesce ad acciuffare il pareggio (4-4). Anche stavolta l'epilogo è ai rigori. In due occasioni l'Asiago ha la chance per chiudere, ma ad oltranza il rigore di Lefebvre, unito all'errore di Laplante consegnano il trofeo al Milano (4-5).
Non resta che il campionato. Asiago rimane in testa fin quasi alla fine, subendo il sorpasso in volata del Milano al termine di uno doppio scontro diretto. Si va ai playoff. Asiago trova sulla sua strada il Bolzano, che costringe gli stellati a giocarsi l'intera stagione in un'incredibile gara 5. Bolzano gioca la miglior partita della serie, subisce, reagisce e si porta ad un passo dalla clamorosa qualificazione, ma a soli 42" dal termine viene raggiunto da una rocambolesca rete di Parco (3-3). Overtime, poi rigori, in cui i giallorossi sono perfetti e volano in finale (4-3).
Finale scudetto, manco a dirlo, con il Milano, facile vincitore sul Fassa nell'altra semifinale. In gara 1 Milano paga l'assenza prolungata dal ritmo partita e subisce l'organizzazione e la disciplina di un Asiago praticamente perfetto, che sbanca l'Agorà (1-2). Gara 2 segna, forse, la svolta della serie finale. Asiago scappa sul 2-0, ma poi si fa acciuffare dal Milano, che pareggia i conti (2-3). Gara 3 è per 40' di marca lombarda (2-0), poi l'Asiago trova la rete della speranza (Frigo) a 8' dal termine. I giallorossi insistono ed impattano con Cirone (2-2).
Overtime: nulla di fatto. Ai rigori, ad oltranza, decidono il goal di Laplante e le parate di "Super" Marco Streit. Gara 4 all'Odegar è la sfida meno equilibrata della serie. Milano è sempre avanti, Asiago rimane nella scia in qualche modo, ma alla fine crolla (3-6). In gara 5, per la prima volta, il fattore campo viene rispettato: Milano gioca bene, Asiago, con un assetto troppo rinunciatario, fa quello che può, mancando in apertura di terzo tempo l'opportunità per pareggiare e così Milano, subito dopo, affonda l'uno-due da ko (4-1). Gara 6, dopo un primo tempo equilibrato, inizia a pendere dalla parte di un Asiago rabbioso, che vuole (e merita) la "bella" portandosi sul 2-0, ma anche stavolta Milano dà lezione di determinazione, recuperando lo svantaggio e bissando lo scudetto del 2002 ai rigori, decisivo quello dello svedese Sjogren.
La stagione 2003/04 si apre con il successo nella Finale della Supercoppa Italiana (0-1, con rete di Galuzo, a Milano). Ad ottobre la debacle in terra francese nel girone di Continental Cup e quindi, a dicembre, l'eliminazione per mano del Milano nella semifinale di Coppa Italia. Una seconda fase di campionato praticamente perfetta proietta l'Asiago di Bordeleau in vetta alla classifica. Playoff come da pronostico e Finale scudetto ancora contro il Milano. I giallorossi sognano (avanti 2-1 nella serie), poi l'incubo rossoblù ritorna prepotentemente. Alla fine è ancora il Milano a fare festa (4-2).
Nell’annata seguente, complice il lockout che impedisce alla NHL di scendere sul ghiaccio, l'Asiago ha potuto mettere in pista una formazione davvero "Stellare": in difesa sono arrivati Mathieu Dandenault (tre Stanley Cup vinte a Detroit) e Stephan Quintal (più di 1000 partite in NHL con le maglie di Boston, St.Louis, Winnipeg, Montreal, New York sponda Rangers e Chicago) mentre in attacco da rilevare la presenza del velocissimo Rico Fata (dai Pittsburgh Penguins) e Fernando Pisani (fratello di Sandro) oltre che ai due "piccoli" ma pericolosi fratelli Omicioli, ex giocatori del Bolzano.
Malgrado i grandi numeri quest'Asiago non rispetta le aspettative uscendo in semifinale contro il Cortina guidato da un grande Matt Cullen. Sicuramente complici della"disfatta" ci sono la situazione portieri e allenatori. Per tutto il corso della stagione a difesa della gabbia stellata si alternano tre portieri: Adam Russo (poi passato all'Alleghe), Nicola Lobbia e Flavio Streit. Analogamente, anche sulla panchina si alternano tre allenatori: Heikke Leime, allenatore di inizio stagione, viene rimpiazzato dal "Sergente di Ferro" Paul Theriault. A concludere la stagione alla guida della compagine altopianese viene chiamato Angelo Roffo.
La stagione 2005/06 è un'annata di profondi cambiamenti: Partiti gli NHL l'Asiago tenta di voltare pagina. La guida tecnica della squadra viene affidata all'ex Varese Tony Martino che si porta "in dote" tre giocatori: Carter Trevisani, Jon Pittis e Pat Iannone. Per "chiudere" il reparto offensivo sono stati ingaggiati Darcy Robinson, Jason Tessier, Scott Ricci, Henri Laurila e l'ex Milano (che si è aggiunto solo a stagione in corso) Lauri Kinos.
In attacco oltre agli ex Varese vengono ingaggiati solo Ryan Robinson (fratello di Darcy) e Jordan Bianchin figlio di quel Wayne Bianchin che tanto fece bene sull'altopiano nella stagione 1980/81. A difesa della gabbia viene messo sotto contratto il fortissimo portiere Ungherese Levente Szuper.
Fino a Gennaio l'Asiago gioca alla pari con tutte le squadre (il Milano verrà addirittura battuto per 7 a 2!) e per un, seppur brevissimo, periodo guida la classifica. Dall'inizio del 2006, complici la stanchezza e le imminenti olimpiadi, viene stravolto il proseguimento della stagione: infatti l'Asiago 'presterà' all'italia ben cinque giocatori ovvero Topatigh, Parco, Cirone, Trevisani e Scandella che, a causa di un infortunio, non riuscirà più a mettere piede sul ghiaccio per il resto della stagione.
Malgrado i pessimi risultati di fine stagione, a 3 partite dalla fine del master round, gli stellati hanno ancora la possibilità di passare il turno: le squadre che i ragazzi di Martino devono affrontare sono il Cortina, Fassa e Milano. Per passare il turno sarebbero servite due vittorie (una delle quali contro il Cortina) ed un pareggio. Il pareggio arriva nell'ultimissima di campionato con il Milano mentre arrivano delle sconfitte contro Cortina (4-3) e Fassa (7-4) le quali mettono il sigillo finale sulla stagione stellata.
Nella stagione 2006/2007 si assiste ad un netto e deciso cambio di rotta: dai 17 stranieri della stagione precedenti si passa a soli 8 giocatori provenienti da altri stati. Per fare fronte a questi 'tagli' vengono richiamati alcuni giocatori (Luca Roffo, Andrea Rodeghiero e Valentino Vellar), e 'promossi' altri (Matteo Tessari, Vittorio Basso, Fabio Testa e Nicola Tessari). Il pancone, durante il corso della stagione, viene occupato da due allenatori, entrambi vecchie conoscenze del nostro campionato: il primo è Enio Sacilotto con il quale viene rescisso il contratto poco prima dell'inizio del Master Round mentre il secondo è quel John Tucker che 17 anni prima aveva tanto fatto sognare i tifosi stellati.
I nomi di spicco tra gli stranieri sono quelli dell'Italo Damian Surma (2 punti in altrettante partite di NHL) ed il capitano della nazionale lettone Aigars Cipruss: il secondo deluderà ampiamente le aspettative mentre Surma, autore di un inizio di stagione incolore, cresce e mostra, nel finale di stagione, tanto bel gioco e tanti punti che gli valgono la vittoria nella classifica marcatori interna.
L'Asiago chiuderà la stagione all'ultimo posto ma questi risultati erano stati messi 'in conto' dalla società che ha sempre affermato di preferire la crescita dei giocatori piuttosto che i risultati. Questa crescita c'è effettivamente stata in quanto giocatori come Matteo Tessari (17 anni), Vittorio Basso (appena 18enne) e Fabio Testa (19 anni) hanno mostrato ampi margini di miglioramento che lasciano ben sperare per il futuro.
La stagione 2007/08 vede un altro grande ritorno: Jimmy Camazzola, autore di svariate stagioni in giallorosso, occupa la panca dell’Asiago raccogliendo la pesante eredità di un John Tucker il quale ha abbandonato per esigenze di famiglia.
La stagione si apre con un tragico avvenimento: al 3’ della prima partita di campionato che vedeva opposti Asiago e Renon, il difensore stellato Darcy Robinson si accascia al suolo; le condizioni appaiono subito gravi. Robinson, italo-canadese 26enne alla sua terza stagione ad Asiago, decederà dopo pochi minuti presso l’ospedale di Asiago.
L’Asiago, perso uno dei suoi più forti giocatori, fatica ad ingranare ed alterna ottime prestazioni a partite perse malamente. La squadra chiude all’ultimo posto mostrando, però, notevoli passi in avanti grazie alla scelta di alcuni giovanissimi ma forti giocatori “Italo” come Daniel Bellissimo, Nick Plastino, Dave Borrelli ai quali si sono aggiunti, a stagione in corso, i più esperti Trevor Johnson e Matt DeMarchi.